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Artista e poeta na Arábia Saudita é salvo

Liberdade de expressão é outra conversa na Arábia Saudita. Não existe.

O artista e poeta palestino, Asharaf Fayadh, que foi condenado à morte no ano passado teve sua sentença anulada essa semana por um tribunal saudita, mas é difícil dizer o que é mais terrível: se a condenação à morte ou a pena que deverá cumprir.

Publicação original Exibart

“A acusação era de ter repudiado o Islã, além de se associar a esse fato a uma antiga condenação por ter fotografado uma série de mulheres com seu smartphone, na Arabia Saudita, foram mais do que suficiente para condenar à morte Ashraf Fayadh, artista e poeta palestino, que foi curador de várias exposições na Europa e da Bienal de Veneza de 2013 nos projetos relacionados a Edge of Arabia, instituição mundialmente famosa que ele co-fundou com Stephen Stapleton.

Redução da pena

Agora um tribunal saudita anulou a condenação a morte, mas a redução da pena é de qualquer maneira um ‘soco no estomago’. Fayadh deverá cumprir 8 anos de reclusão e receber 800 chibatadas em 16 vezes, duas vezes ao ano. Além disso, o tribunal obrigou o artista a arrepender-se publicamente nos meios de comunicação sauditas.

Aguarda-se agora como se mobilizará a comunidade internacional e também da arte nos confrontos do homem. Anistia Internacional falou até agora do artista como de um “Prisioneiro de Consciência” e os organizadores do Festival Internacional de Literatura de Berlim pediram que as Nações Unidas suspendessem a adesão da Arábia Saudita do Conselho dos Direitos Humanos ‘até quando as condições sobre defesa civil da liberdade melhore’.  Se não haverá nenhuma morte de fato, de alguma forma se estará matando o mesmo”.

Nesse caso, o absurdo da questão é o contraste: a tecnologia avançada já chegou num país em que as mulheres usam smartphone e não podem ser fotografadas, mas lá o pelourinho ainda está presente para as chicotadas em público. Século XXI…

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Artista cria livros brancos para devolver os verdadeiros a Bagdá

O artista Wafaa Bilal, iraquiano- americano, quer preencher de livros as prateleiras da biblioteca da Universidade de Belas Artes de Bagdá que foi destruída durante a guerra do Iraque em 2003. Para alcançar seu objetivo aposta no crowdfunding on-line ( que já está dando certo)  e arte performática, com a instalação 108.01, exposta na Gallery of Windsor, em Ontario, no Canadá.

Mais uma vez arte e cultura são chamadas para promover a transformação social. 

Ele quer, com o projeto, inaugurar uma nova era no Iraque, mesmo que seja de uma forma simbólica. A ideia é mostrar para o país que a comunidade de artistas, estudantes e professores ainda existe.

“As pessoas já estão conversando entre si sobre a perda e a reconstrução da cultura”, disse Bilal. “A comunicação de alunos e professores com pessoas de fora do país significa mais para eles do que se imagina.” Fonte The Guardian.

Wafaa Bilal. THE ASHES SERIES:
Wafaa Bilal. THE ASHES SERIES:

A biblioteca tinha mais de 70 mil títulos até os saqueadores atearem fogo em toda a coleção. O edifício foi reconstruído mas poucos livros foram devolvidos. O artista costumava visitá-la diariamente no período em que estudava em Bagdá.

Wafaal Bilal  criou a série Ashes que mostra a destruição do país onde nasceu, hoje vive em Nova York e além de artista e professor de artes. A série apresenta miniaturas construídas por ele, retiradas das fotos divulgadas na imprensa sobre cenas da destruição.

O título da instalação, 168: 01, refere-se à destruição da histórica Casa da Sabedoria do século 13 -, então a maior do mundo -pelos mongóis. “Diz a lenda que eles despejaram todo o seu conteúdo no rio Tigris para criar uma ponte para atravessar, e que as páginas sangraram durante sete dias – 168 horas”, disse Bilal. “O adicional de 1 segundo é que quando eu imagino os livros brancos esgotados de conhecimento.”

A 108.01 é uma instalação elaborada com 1000 livros brancos, empilhados em uma estante, que Wafaa Bilal, na medida que for recebendo doações pelo crowdfunding -U$25,00 – irá substituir  pelo livro verdadeiro, e o branco será enviado ao doador. No final, todos os livros reais serão enviados a Bagdá.

 

 

 

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Bacco Divino: il piacere del vino

Un libretto  della série “Curiosità”, scritto dall` italiano Antonino Pavone, in collaborazione con Vittorio Gradoli, è un gioiello letterario.

“Bacco Divino – Il Vino nella storia della Letteratura e nelle tradizioni popolari” è un viaggio nel tempo e nella storia del “nettare degli dei”, il vino, considerato a volte  sacro e in altri profano, ma sempre con il suo prestigio assicurato dai tempi antichi alla modernità.

La storia

Gli autori mostrano che le prime notizie nella storia della conoscenza dell’uomo sui benefici del vino si incontrano nella Bibbia, nell’Antico Testamento, e descrivano che Noè  ha assicurato al genero umano il piacere eterno di questo liquido sacro, che garantisce la vitalità  all’uomo, portando la semente di una vite.

Il Vecchio Testamento cita come il primo vigneto piantato nel mondo. La scritta è leggera e divertente, ma allo stesso tempo la ricerca è molta seria.

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Leggenda

C`è  anche una leggenda circa dello scopo di Noè, dopo il diluvio, quando lui piantava la vite. “Noè era curvato all` aratro, stanco e sudato, quando Lucifero lo ha visitato fingendo di essere qualcun altro e si offre di dargli una mano. Il patriarca accetta l’offerta e il ‘diavolo’ si mette all`opera:  sgozza una pecora e col suo sangue asperge i solchi. Poi uccide un leone e anche col suo sangue bagna le zolle. Infine, fa  altrettanto con un maiale.

Il significato è chiaro: chiunque eccederà col vino sarà al tempo stesso mansueto come una pecora, vigoroso come un leone e privo di decenza come un porco.

Simile alla storia biblica vantano leggende in tutto il mondo. Protagonisti equivalenti a Noè sono, tra i tanti,  l`azteco Teocipactl, il cinese Fa Li, il vedico Manu, l’indiano Satyrawatta, il  persiano Yma, le coppie celtiche Dwyfan e Dwyfach e greche Deucalione e Pirra.

Tutte le leggende sono simili, infatti, citano una grande alluvione, e nel quale sono incorporate l’esistenza di un impianto che produce l “acqua della vita”, che è in grado di dare vigore sovrumano  e grazie all’ebbrezza, delirio di potenza.

Egiziani

Da 1500 aC gli egiziani conoscevano già le tecniche della pigiatura, dedicando all`evento apposite feste rurale. Inoltre, gli autori descrivono la nascita mitologica di Dioniso, dio del vino, a causa della passione di Zeus per la mortale Semele, un`unione che provoca l` ira della sposa Hera.

Dioniso per i Greci e Bacco per i romani, che insegna a Eneo, re di Calidone, come si devi produrre il vino, forse per fargli dimenticare che lui, Dionisio aveva sedotto sua moglie Altea. Eneo si appropria dell’invenzione e lo dà un nome che deriva da lui. Pertanto,  il prefisso eno caratterizza ancor oggi  tutto ciò che ha a che vedere col vino, che si manifesta come una fonte di piacere e di guarigione.

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Vino sacramentale

La ricerca rivela che il primo uso del vino sacramentale è stato dai greci come l’offerta semplice e lineare, in onore della dea Atena Pallade. L’offerta si conclude con il sollevamento della coppa verso il cielo, con una preghiera veloce, che non è né più né meno che un brindisi moderno di buoni auspici.

I poemi di Omero attestano che il vino si beveva in Grecia antica certamente non puro, ma allungato con acqua.

Nei Vangeli e nelle Sacre Scritture, in genere il vino e la vite occupano un ruolo di primo piano. “Dio stesso è paragonato al vignaiolo che manda il figlio tra i disonesti che hanno rubato la vigna (Marco, 12). Il primo miracolo di Cristo è la trasformazione dell’acqua in vino.

Durante l’ultima Cena, Cristo profetizza dicendo che non berrà più del frutto delle vite e dopo la cena mostra il calice e dice: ‘Questo calice è il segno della nuova alleanza nel mio sangue, versato per voi’ “(Luca, 22).

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Acqua della vita

La ricchezza della narrazione sulla storia del vino è tale da provocare nel lettore la sensazione di sentire tutto il piacere di bere un bicchiere di vino e nello stesso tempo godere con le informazioni sulla “acqua della vita”. I capitoli sono profondi quando affrontano i tabù della liturgia, quando si citano poesie sul vino, quando si parla di sua maestà la Champagne, dell`etichetta, che richiede un contenitore adatto per assaggiarlo, la coppa, e alla fine parla sul vino e salute, mostrando i vantaggi di bere un bicchiere al giorno.

Il problema è che non c`é  edizione in portoghese per gli amanti del vino che si inebriano con queste informazioni. Per gli interessati, il sito leggendogodendo che può dare consigli su come ottenerlo. Un sito che sostiene la lettura come un piacere, come un godimento, come un peccato che salva, e che i  piccoli libri sono destinati a curiosi di grandi dimensioni.

Tra le informazioni peculiare nel testo del libretto, l’articolo del francese, critico d’arte, scrittore e poeta Charles Baudelaire, scritta nel 1861, sull` hashish e sul vino che si intitola “Paradisi artificiali” vale per  brindare l’arrivo del 2013 . Il poeta francese chiama il vino come “figlio sacro del sole.”

Nell`articolo mette in evidenza il vino in questo modo:

“Profonde gioie del vino, chi  non v`ha conosciute? Chiunque abbia un rimorso da placare, un ricordo da evocare,  un dolore da annegare, un castello in aria da innalzare, tutti, insomma, ti hanno invocato, dio misterioso nascosto nelle fibre della vigna. Grandi sono gli spettacolo del vino, illuminati dal sole interiore! Vera e ardente  questa seconda giovinezza cui l`uomo attinge. …. Se il vino scomparisse dai prodotti umani, credo che nella salute e nell’intelletto del pianeta creerebbe un vuoto, un’assenza, un difetto molto più terribile di tutti gli eccessi di cui il vino è accusato. Del resto, bevendo l`uomo malvagio diventa esecrabile, come il buono diventa eccellente.”

Salute!

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