Se não chegamos à lua num ônibus espacial a tenhamos em nossas mãos, poetizadas numa foto.

Senza carnevale è momento di sperare, agire. Lo sperare di Paulo Freire

Non avete mai immaginato un Brasile senza carnevale. Sicuramente non!

Purtroppo, non sarà possibile mostrare lo spettacolo di colore e alegria che vive Brasile con le scuole di samba.

Solo il prossimo anno si parlerà di carnevale se tutto va bene nel mondo. Questo perché ora, in un periodo di pandemia, è tempo di sperare, la speranza come verbo e dico perché.

Nella lingua portoghese c’è la parola speranza come sostantivo e anche come italiano sperare – verbo ( azione o movimento).

Così muovete, stimolate, che è il momento di emozionarte e capire cosa sta succedendo, lasciando la tranquilità –  il dolce far niente –  e  letteralmente seguire quello che significa verbo – una parola che sprime movimento, azione.

l pianeta mette in guardia? Basta con i consumi, la deforestazione, l’inquinamento….

È più che mai il momento di sperare come verbo e non come un sostantivo: speranza. Verbo, significa movimento, azione. La speranza come sostantivo è qualcosa di più fermata, quase un significato come aspettare.

Questa è la ideia del brasiliano Paulo Freire che è stato un grande educatore riconosciuto nel mondo.

“Ci vuole avere speranza. Ma deve essere speranza del verbo sperare. Perché ci sono persone che hanno la speranza nel verbo aspettare. “Ahhhh… spero che vada meglio o che funzioni, che si risolva”. Sperare è inseguirlo, è aderire, non arrendersi. È essere in grado di rifiutare ciò quello  fa la decompozione della nostra capacità di integrità e la nostra fede attiva nelle opere. Il verbo sperare si capisca come la capacità di guardare e reagire a ciò che sembra non avere via d’uscita. Quindi è molto diverso dall’attesa; dobbiamo davvero sperare ”! Paulo Freire

Non è molto facile capire cosa volesse lasciare come eredità ai brasiliani il nostro educatore visionario Paulo Freire. Di fatto, ha collocato molto bene la differenza che esiste nel solo imparare a leggere e scrivere come un modo formale di educazione, dal modo di educare con una coscienza critica che significa percepire le ingiustizie sociali, quale il contesto che vi inserite e quanto siete il protagonista e cosa fate per cambiare.

Volete cambiare o volete semplicemente uscire dalla situazione di oppressione ed essere l’oppressore?

Pertanto, in assenza del carnevale, la nostra massima festa, spesso usata per far fuoriuscire tutto ciò che è contenuto nel profondo del nostro cuore, molto più i nostri dispiaceri e le indignazioni verso il mondo, che le gioie, dobbiamo coniugare il verbo sperare con lo pensiero di agire e cercare di aprire strade trasformare ciò che non va, almeno nel nostro piccolo universo, nella nostra quotidianità.

Per ridiventare alfabetizzato, il cui verbo sperare è il primo coniugato per sviluppare lo spirito critico.

Immagina che ci siano persone che lo accusano di essere cattivo a causa della pedagogia degli opressi, in cui insegna alle persone come evitare di essere così sfruttate, ferite, violate nella loro morale….

Le persone che lo accusano forse hanno imparato solo a leggere e scrivere come automi senza darsi la possibilità di sentire la profondità di cosa significhi “sperare”, agire da cambiare il mondo.

Paulo Freire - CEFORTEPE / Luiz Carlos Cappellano/Reprodução - guiadoestudante.abril.com.br

Sem folia de carnaval é hora de esperançar

Você imaginou alguma vez um Brasil sem carnaval. Provavelmente, nunca!

Infelizmente, falaremos de carnaval no próximo ano se tudo, tudo, der certo. Isso porque agora, em tempo de pandemia é hora de esperançar.

Então aligeire-se que está na hora de animar-se e procurar entender o que está acontecendo, saindo de sua zona de conforto para literalmente utilizar o verbo esperançar….

É o planeta que está dizendo um basta?  Basta de consumo, de desmatamento, de poluição….

Mais do que nunca é tempo de esperançar que é verbo e não substantivo. Verbo que na gramática significa movimento, ação. O substantivo é algo mais engessado. Logo a esperança vem de espera, engessamento, letargia… 

É neste momento que entra Paulo Freire e suas ideias. Ele que desde menino aprendeu a  ler o mundo.

É preciso ter esperança. Mas tem de ser esperança do verbo esperançar.  Por que tem gente que tem esperança do verbo esperar. Esperança do verbo esperar não é esperança, é espera. ‘Ah, eu espero que melhore, que funcione, que resolva’. Já esperançar é ir atrás, é se juntar, é não desistir. É ser capaz de recusar aquilo que apodrece a nossa capacidade de integridade e a nossa fé ativa nas obras. Esperança é a capacidade de olhar e reagir àquilo que parece não ter saída. Por isso, é muito diferente de esperar; temos mesmo é de esperançar”! Paulo Freire.

 

Não é muito fácil entender o que nosso visionário educador Paulo Freire quis deixar como legado aos brasileiros. Freire situou muito bem a diferença que existe em apenas aprender a ler e escrever como um modo formal de educação,  da diferença, pelo qual educar significa perceber as injustiças sociais e qual é o lado que você está dentro deste contexto, o quanto você é protagonista nisso e o que faz para mudar.  

Será que deseja mudar ou simplesmente está querendo  sair da situação de oprimido para ser o opressor?

Portanto, na ausência do carnaval, a nossa festa máxima,  muitas vezes usada  para extravasar tudo que está contido lá no fundo do coração, muito mais as nossas tristezas e indignações perante ao mundo, do que alegrias, devemos conjugar o verbo esperançar e tentar abrir caminhos para transformar o que está errado, ao menos em nosso pequeno universo, no qual vivemos o nosso dia a dia.

Se alfabetizar de novo, cujo verbo esperançar seja o primeiro conjugado para desenvolver o espírito crítico. 

“já esperançar é ir atrás, é se juntar, é não desistir. É ser capaz de recusar aquilo que apodrece a nossa capacidade de integridade e a nossa fé ativa nas obras”. Paulo Freire

 

 

O vídeo é uma homenagem singela de alunas de um curso de Pedagogia a Paulo Freire, certamente encantadas como sou pelas ideias deste poeta educador.

Um vídeo caseiro, simples, porém ótimo para ler devagarinho, com a música de Milton Nascimento de fundo, que nos ajuda melhor assimilar o que se passava na mente deste educador de vanguarda tão injustamente atacado.

Imaginem que tem gente que o acusa de ser do mau, por ensinar às pessoas como fazer para não serem tão exploradas, machucadas, violentadas em sua moral….

Talvez, pela simples razão que apenas aprenderam a ler e escrever como autômatos sem que se dessem a oportunidade de sentir “à flor da pele” a profundidade do que significa “esperançar”.

 

Imagem via Facebook de Vitor  Pordeus. Creative commons ao autor

Genialità e affeto nel guarimento della follia. Vitor Pordeus usa il teatro come medicina

Essere o non essere, questo è il problema. che cos'è piu' nobile,soffrire nell'animo per i sassi e i dardi che il destino porterà che maneggiare le armi...

Ispirato da Amleto, Shakespeare, il medico psichiatra e attore, Vitor Pordeus, fa della scena teatrale una terapia per curare le malattie legate alla psiche. Ha datto testimonianza al ventiduesimo incontro degli Stati Generali della Cultura ( Estados Gerais da Cultura in Brasile) in una presentazione meravigliosa, unica, da un sguardo affetto e rispetto all’altro, soprattutto di chi soffre la malattia dell’anima.

Questo giovane medico di 40 anni, visionario come professionista, soprattutto artista, che crede nell’arte come mezzo di trasformazione, vibra e coinvolge il pubblico che lo assiste nel raccontare il suo lavoro. Punta molto su “azione culturale per la libertà”, uno dei titoli di Paulo Freire( famoso educadore brasiliano). Un’azione culturale che, secondo lui, è essenziale per la salute mentale

Pordeus svolge da 12 anni nell’attività teatrale come cura psichiatrica. Da quando ha lavorato all’Ospizio Engenho de Dentro (per sette anni), dove ha lavorato per 50 anni la dottoressa Nise da Silveira. Il teatro DyoNises svolge un’attività espressiva e ha documentato e pubblicato effetti terapeutici contro le psicosi croniche. Questa è una continuazione del lavoro di Nise da Silveira, dottoressa della psichiatria che ha rivoluzionato il trattamento della malattia mentale in Brasile.

“Siamo riusciti a produrre il modello scientifico di Nise”, sottolinea Vitor. “Questo è il motivo per cui penso che sia molto importante parlare apertamente della questione perché siamo in una pandemia di salute mentale”, avverte. “Una pandemia infettiva che indiettro c`è sotto c’è una componente neuropsichiatrica molto più pericolosa, molto più mortale, che sta uccidendo molte più persone affette da depressione, suicidio. Covid è ancora più pericoloso uccidire le persone con gravi malattie mentali ”.

Vitor Pordeus è un ammiratore e seguace del lavoro di Nise da Silveira, una dottoressa pioniere nel mondo per la sua esperienza al fare la conessione tra salute mentale e l’arte. I suoi risultati sono documentati nel Museo delle Immagini dell’Inconscio, con oltre 450mila opere.

I medici artisti hanno un’altra impronta sulla salute mentale “, afferma Pordeus.

Ha lavorato molto con Amir Haddad e si è laureato con lui e ha incorporato il modo di produrre teatro, anche molte persone del gruppo DyoNises (un scherzzo in riferimento tra Dionisio e Nise da Silveira). “Amir fa del linguaggio del teatro pubblico, improvvisato, dialogico, carnevalesco, danza del corteo, il teatro epico, Shakespeare, Brechet”.

L’ adesione al DyoNises Theatre stava accadendo rapidamente, da persone che erano state all’Ospice per anni, per morire dentro. Il lavoro, fino alle sue dimissioni per persecuzione politica nel 2016, era in crescita.

Tuttavia, questo medico visionario non si è fermato nella sua ricerca della cura delle malattie mentale con l’appoggio dell’arte, faccendo teatro. Il licenziamento non lo ha fatto mollare e, sì, lo ha dato più stimolo a mostrare questa esperienza all’estero. Vitor Pordeus è andato in Canada, Israele e ha continuato a studiare. Solo un giovane nell’età cronologica, ma nella conoscenza ha la saggezza di molte vite. Vale la pena guardare la sua testimonianza e il contributo che ha offerto al popolo brasiliano nel campo della salute mentale.

“Follia, sì! Ma ha i suoi metodi … Salva Nise da Silveira ”.

 

È un peccato che gli uomini di scienza non ascoltano mai i poeti.”

Come si distingue la differenza tra follia ed espansione della creatività – gli fu posta la domanda.

“Quando si tratta di autosabotaggio e autodistruzione. È qui che entra il nostro lavoro ”.

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Imagem via Facebook de Vitor  Pordeus. Creative commons ao autor. Grupo de Teatro DyoNises, Amir Haddad e Vitor.

Genialidade de Vitor Pordeus ao colocar em cena a loucura. Teatro é cura

"Ser ou não ser, eis a questão. Será mais nobre sofrer na alma as pedradas e flechadas que o destino trará, do que pegar em armas....

Inspirado em Hamlet, Shakespeare, o médico psiquiatra e ator, Vitor Pordeus, apropria-se do teatro e faz da cena uma terapia para cura de enfermidades relacionadas com a psique. Seu depoimento no vigésimo segundo encontro dos Estados Gerais da Cultura foi maravilhoso, único, de alguém que lança seu olhar para o outro com afeto e respeito, especialmente aos que sofrem com as dores da alma.

Este jovem médico de 40 anos, visionário como profissional, sobretudo artista, que acredita na arte como um meio de transformação, vibra e envolve o público que o assiste ao falar do  seu trabalho. Ele aposta muito na “ação cultural para liberdade”, um dos títulos do Paulo Freire. Uma ação cultural que segundo ele, é essencial para saúde mental. 

Apresentação do grupo de Teatro DyoNises no Jardim de Alah, Rio de Janeiro

Pordeus realiza a atividade teatral como tratamento psiquiátrico há 12 anos. Desde o tempo em que trabalhava no  Hospício do Engenho de Dentro (durante sete anos), onde a médica Nise da Silveira trabalhou 50 anos.   O teatro de DyoNises realiza uma atividade expressiva e tem documentado e publicado efeitos terapêuticos contra  psicoses crônicas. Isso é uma continuidade do trabalho de Nise da Silveira, médica psiquiatra que revolucionou o tratamento da doença mental no Brasil.

 “A gente conseguiu produzir o modelo científico dela”, frisa Vitor. “Por isso acho muito importante discutir isso e querer falar abertamente sobre a questão porque estamos numa pandemia de saúde mental”, alerta.  “Uma pandemia infecciosa que por baixo existe um componente neuropsiquiátrico muito mais perigoso, muito mais mortal, que está matando muito mais gente de depressão, suicídio. Inclusive, o Covid é de maior risco em pessoas com doença mental grave”. 

Vitor Pordeus é admirador e seguidor da obra de Nise da Silveira, pioneira no mundo pela experiência que realizou sobre loucura e arte. Seus resultados estão documentados no Museu de Imagens do Inconsciente, com mais de 450 mil obras.

Os médicos artistas têm outra pegada com saúde mental”, afirma Pordeus. 

 

Foto via wikipédia. Creative Commons ao site.

 Trabalhou muito com Amir Haddad e formou-se com ele e incorpou a maneira de produzir teatro, assim muito muitas pessoas do grupo DyoNises ( brincadeira em referência entre Dionisio e Nise da Silveira). “O Amir faz esta linguagem de teatro improvisado, dialógico, carnavalizado, público, o cortejo a dança o teatro épico, Shakespeare, Brechet”.

O engajamento ao Teatro DyoNises foi acontecendo rapidamente, de pessoas que estavam no Hospício há anos, para morrer lá dentro. O trabalho, até sua demissão por perseguição política em 2016, foi crescendo.

No entanto, este médico visionário não parou em sua busca da cura pela cena. A demissão não o fez desistir e, sim, conseguiu ganhar mais combustível e mostrar lá fora esta experiência. Vitor Pordeus foi ao Canadá, a Israel e continuou estudando.  É jovem na idade cronológica, porém em conhecimento tem sabedoria de muitas vidas. Vale a pena assistir o seu depoimento e a contribuição que tem oferecido ao povo brasileiro na área de saúde mental.

“Loucura sim! Mas tem seus métodos… Salve Nise da Silveira”.

foto via Facebook de Vitor Pordeus

“É uma pena que os homens de ciência nunca escutam os poetas”.

Como se distingue a diferença entre a loucura e a expansão da criatividade  – foi a pergunta feita a ele.

“Quando chega na marca da  autossabotagem, autodestruição. Aí que entra nosso trabalho”.